“Ho accettato con entusiasmo”. Andrea Stoppini, Tecnico Nazionale, spiega così il suo sì ai dirigenti del nostro Circolo Tennis pur lasciandosi alle spalle una realtà, come Rovereto, dove lui e suo fratello Luca lavoravano dal 2012 raccogliendo eccellenti risultati.
“Al di là dei risultati sportivi la cosa che mi ha fatto enorme piacere è lo spirito di collaborazione tra dirigenti, maestri, soci che ha permesso al torneo Challenger, il primo per la realtà roveretana, di poter essere archiviato con un eccellente voto sul piano organizzativo. Lì ho capito che piano piano eravamo riusciti, con il lavoro di tutti, a ricreare lo spirito di Circolo che alla Baldresca era pressoché sconosciuto”.
Avevi appena terminato la carriera di agonista con l’Ata…
“Si, ho giocato la serie A con la squadra di Monegaglia dal 2004 al 2012. Poi ho giocato anche con Rovereto, ma ormai mi sentivo un ex. In precedenza ho giocato un anno con il Lombardo e prima ancora, nel 2002, ho vinto la A2 con il Parma e non ci hanno dato lo scudetto. Se ci ripenso mi da fastidio anche oggi”.
Ora sei qui, in un posto dove si può sognare, anche se non così in grande…
“E’ chiaro che ad Arco la situazione è diversa, anche se il Circolo è ben strutturato e soprattutto frequentato. C’è un bel movimento, insomma. Ripeto che sono venuto volentieri perché è un po’ come fossi a casa mia. A Rovereto stavo bene, ma cambiare ti da nuovi stimoli”.
Progetti?
“No, non ancora. Con i ragazzi della scuola inizio ufficialmente a settembre e sarà da allora che, con gli altri colleghi e i genitori, cercheremo di organizzare un programma compatibile con la nostra realtà”.
Quando sei arrivato avevamo auspicato che, grazie al tuo nome e al tuo passato, si potesse frenare lo stillicidio di giovano agonisti verso altri Circoli…
“Ma questo non dipende solo da me. Bisogna vedere se il giovane o la giovane promettenti hanno voglia di lavorare, di sacrificarsi e di sposare l’attività dei tornei. Ma non solo. Questi ragazzi hanno bisogno di genitori che capiscano le loro ambizioni e li seguano, non usino cioè il Circolo come un parcheggio. Faccio un esempio: noi possiamo indicare e accompagnare i giovani agonisti in 5-6 tornei, per il resto ci debbono essere i genitori. Tutto, insomma, dev’essere fatto in sintonia, se manca quella non si va lontani”.